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A due giorni dallo scoccare della mezzanotte di fine anno, come vuole la tradizione, tante cose sono state gettate fuori dalla finestra per rinnovare un gesto che rappresenta la fine di un periodo vecchio ed ormai superato e l’inizio di uno nuovo che porta con se un carico di novità e di buoni propositi; una sola cosa è però rimasta ancorata al passato, al vecchio che non ha età, all’ipocrisia fatta passare per bontà, alla gentilezza camuffata di belle parole, ed è il modo di proporsi, o forse sarebbe meglio dire di…ri-proporsi in politica quando si è  ormai nell’imminenza di una scadenza elettorale. Infatti il prossimo 26 gennaio 2020 i cittadini calabresi saranno chiamati alle urne per il rinnovo del Consiglio Regionale, un Consiglio che ha vissuto anni tormentati e tormentosi non solo per chi ha governato, ma, soprattutto per chi è stato governato da politicanti spesso disattenti e/o incapaci di dare risposte esaustive ed in linea con quelli che erano, e che sono ancora, i bisogni dei cittadini. E, come spesso accade, in concomitanza con l’avvio della campagna elettorale tutti diventano magicamente più buoni: gente che non ti ha mai salutato ora si avvicina e ti da una pacca sulla spalla, chi non ti degnava neanche di uno sguardo ora ti strizza l’occhio, chi passava da un marciapiedi ad un altro per non incontrarti ora di viene incontro con un sorriso smagliante. Frasi del tipo: “Io amo la politica del fare e non del dire”; “Il mio impegno è garanzia per tutti”; “La mia competenza è al servizio dei cittadini”; “Tutti insieme per realizzare il cambiamento” ecc.., sono frasi che rimbombano per oltre un mese nel cervello come un tam-tam fino a quando non ci autoconvinciamo a votare per questo o per quel candidato. Ed anche se questa volta sembra proprio che in molti casi si sia registrato un passaggio di testimone tra il politico di lungo corso ed il rampollo di casa,  l’imprenditore e/o il professionista che prima era fermo al pit-stop, ed ora  scende di nuovo in  campo (ma aveva per caso finito la benzina?), i calabresi saranno chiamati a dimostrare di aver raggiunto un grado di maturità elevato, una maturità che li porti, definitivamente fuori dal sistema clientelare che ha agito come un tarlo all’interno del sistema politico regionale per oltre un trentennio, creando dèfaillance in tanti settori, uno su tutti…la sanità!

Quindi, meravigliarsi oggi di questo modo di fare politica è superfluo, ormai i cambi di casacca sono all’ordine del giorno e non creano più imbarazzo, le campagne elettorali sono figlie di un’ipocrisia assoluta portata avanti da chi mente sapendo di mentire e, peggio ancora, lo fa non per nobili fini ma per trarne un beneficio esclusivo che lo proietti nel magico mondo dei nababbi. Nonostante questo quadro desolante, ancora oggi, soprattutto in Calabria, siamo costretti a subire un populismo politico senza freni e privo di scrupoli, per questo siamo fermamente convinti che ha fatto bene, nei giorni scorsi, il Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri a dire ai giovani: ““Non votate chi vi promette posti di lavoro e continuate a denunciare” oppure: “Uscite, occupate le piazze, create associazioni, fondazioni, adottate un’aiuola, allenatevi a gestire la cosa pubblica. Insomma, non fatevi manipolare dalla paura, impegnatevi nel sociale e smettetela di pensare al solo ristretto interesse personale”  Parole dirompenti e pesanti quanto un macigno perché certificano che il male vero ed oscuro della nostra regione non è solo e soltanto l’illegalità diffusa, ma la politica, quella politica  che nel corso degli  anni ha scorazzato in lungo ed in largo svilendone, di fatto, i contenuti ed il significato puro e genuino della parola.

Pasquale Rosaci

 

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