piazza bovalino(Pasquale Rosaci). Dopo sei mesi di commissariamento la ripartenza è ancora lenta. La comunità aspetta risultati concreti per rialzare la testa. Mi è capitato ultimamente di leggere una frase che mi ha molto colpito in merito alla necessità di vedere rimossi gli ostacoli che si frappongono ai tanti problemi che affliggono quotidianamente la nostra comunità. La frase in questione è questa: “Ciò che nasce nella strada muore nelle istituzioni” (citazione: Taras Mithrandir). Nel fare un breve raffronto, ho rapportato le numerose problematiche esistenti sul territorio (rifiuti, strade, sicurezza, acqua, verde pubblico, infrastrutture pubbliche abbandonate, randagismo, sanità ecc…) con i risultati fin qui conseguiti e mi pare evidente che l’esito è alquanto preoccupante perchè è sotto gli occhi di tutti che si vive in una situazione di forte stallo che non lascia tranquilli per il futuro del paese infatti, come si suol dire, “i problemi di ieri sono anche i problemi di oggi”. Sempre più spesso si verifica che chi ha la competenza e la responsabilità politica ed istituzionale per risolvere i problemi tenda a rendersi completamente “sordo ed assente” e, purtroppo, quando le istituzioni latitano e non fanno mai corrispondere i fatti alle parole occorre che i cittadini intervengano e si facciano sentire in ogni modo per scuotere le loro coscienze sperando di invertire così la rotta.

E’ vero, ancora oggi noi stiamo pagando le colpe di una classe dirigente che ha operato per più di un trentennio senza scrupoli e decoro e che ha gestito il bene comune con l’inganno, soggiacendo il più delle volte al volere politico e delle lobby e raggirando, al tempo stesso, i cittadini con il solo obiettivo di raggiungere il proprio tornaconto personale o della propria parte politica. D’altronde, è inconfutabile il fatto che soprattutto la politica con i suoi continui trasformismi e con le sue arroganti avances è responsabile, in primis, di aver trascinato la gente ed il suo territorio in un declino tanto lento quanto inesorabile; declino che ha investito non solo l’economia ma anche il sociale, l’etica e la cultura. Partendo da queste premesse appare lecito attendersi, da chi ha avuto il mandato istituzionale di risollevare le sorti di una comunità che è stata fortemente penalizzata dagli eventi, un’attività che consenta loro di conseguire nel breve-medio termine quei risultati che abbiano un forte impatto sociale e consentano di guardare con ottimismo al futuro. I segnali di cambiamento finora sono stati molto forti dal punto di vista formale, ma molto flebili quasi asintomatici all’atto pratico in quanto è inconfutabile che in merito all’impatto ambientale nulla, o quasi, è cambiato rispetto a sei mesi fà quando in sella c’era un’amministrazione che è stata (forse giustamente) crocefissa per le tante colpe accumulate nell’attività amministrativa condotta con una certa superficialità e qualche volta anche con miope arroganza. Quindi, le cose non sono per nulla cambiate e per verificare ciò basta farsi un giro per il paese (soprattutto nella periferia) per constatare il forte degrado urbano che ancora vige sovrano ad ogni livello.

Questo non vuole essere un lamento “sterile e deleterio” fine a se stesso, ma vuole essere un incentivo a mettere in campo azioni e progetti concreti per risolvere seriamente i problemi e, a tal proposito, sembra che si stia percorrendo già questa strada, coinvolgendo le associazioni ed i movimenti che si sono resi subito disponibili ad un lavoro sinergico che porti a risultati effettivi. D’altronde, se lo stato delle cose non soddisfa le nostre aspettative urge trovare una soluzione in quanto non possiamo assistere inermi ad altri rinvii o subire passivamente la volontà altrui, anche se in molti si affannano a buttare acqua sul fuoco per spegnere sul nascere ogni critica.

 Pasquale Rosaci

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