(Riceviamo e pubblichiamo). Polimeno (Presidente): “Impegno di istituzioni e famiglie per educare i giovani alla cultura della legalità”

Grande preoccupazione a Bovalino per l’escalation di furti che ha colpito l’Istituto comprensivo “La Cava”. Ferma condanna verso il vile gesto, perpetrato ai danni della scuola e dei ragazzi per la seconda volta nel giro di pochi mesi, è stata espressa dall’Associazione 5D, che torna sull’argomento attraverso una riflessione sull’importanza di educare i giovani alla cultura della legalità attraverso l’esercizio di abitudini mentali e comportamentali , tutto a partire dagli insegnamenti degli adulti: istituzioni e famiglie. «Abbiamo letto – afferma la presidente dell’Associazione Maria Alessandra Polimeno – i commenti al nostro post sul furto avvenuto all’istituto comprensivo, riflessioni alcune volte dure ma assolutamente centrate rispetto a quanto accade intorno a noi .

Le preoccupazioni espresse ci spingono ad ulteriori riflessioni sugli atteggiamenti incivili, spesso anche immorali e sicuramente del tutto privi di empatia, che simboleggiano la visione della società odierna , nella quale esercitare qualunque tipo di violenza è da “forti”, da “grandi “. Sicuramente ciascuno di noi potrebbe contribuire al cahier de doléance dell’inciviltà raccontando episodi di cui è stato testimone , dal comportamento irriguardoso e disattento verso anziani e disabili , a quello degli automobilisti prepotenti che giornalmente incontriamo sulle strade , a chi non ha rispetto dell’ambiente contribuendo al degrado che ne consegue , al gergo insolente e volgare che frequentemente impazza sui social, anche in normali conversazioni, alcune volte violando l’altrui libertà di espressione. Atteggiamenti che rendono difficile ridare un significato più profondo alle cose, significato che è stato sicuramente inaridito dalla nostra cultura troppo consumistica e superficiale . La cronaca ci informa ormai quasi giornalmente sul decadimento dei valori di cultura e civiltà .

Sono gli adolescenti di oggi a crescere in un clima familiare eccessivamente protettivo e poco responsabilizzante , con il bisogno di farsi accettare nel gruppo dei pari compiendo anche atti “sconcertanti ” con il “branco ” in azione …atti di violenza sessuale, atti di barbarie compiuti a luoghi di grande valore storico, atti criminali su persone deboli… Nell’ educazione fornita dalla società odierna , lo stile affettivo tende a predominare su quello normativo al punto di metterlo in secondo piano. Una “educazione alla legalità” rivolta ai giovani delle scuole è sicuramente necessaria ma potrebbe risultare illusoria se gli stessi giovani, poi, ritornando alle loro famiglie, trovano dominanti “filosofie di vita” diametralmente opposte.

La “cultura della legalità”, di cui spesso invochiamo la presenza, non può essere infatti un esercizio intellettuale che viene delegato ad estemporanei momenti d’incontro nelle scuole e negli altri momenti d’aggregazione , bensì deve assurgere ad abitudine mentale e comportamentale che viene appresa dai più giovani “per contagio”, attraverso l’esempio che viene offerto loro dagli adulti e dalle figure che rappresentano le istituzioni. È questo il vero cambiamento culturale! Perché mettere dei limiti e regole stabili rimane sempre un’ottima ricetta ma il tutto deve essere condito con buon senso, ascolto empatico ed educazione attraverso l’esempio da parte della “comunità educante”, famiglia per prima»