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Piero Leone era un uomo di cultura “vecchio stampo”, svolgeva il suo ruolo di operatore culturale con grande sapienza e disponibilità verso tutti, soprattutto verso i giovani con i quali sapeva instaurare un rapporto amichevole del tutto particolare; ad essi, sapeva sempre dare il giusto consiglio o indicare il  percorso culturale da seguire negli studi. Era giunto a Bovalino nel lontano 1967 per dirigere il Centro Servizi Culturali gestito dal CIF (Centro Italiano Femminile) per espletare l’incarico ricevuto dalla Cassa del Mezzogiorno; nel 1979 transitò nei ruoli effettivi della Regione Calabria prima e del Comune di Bovalino dopo, ricevendo il delicato incarico di coordinare il lavoro di ricerca, raccolta, e catalogazione delle migliaia di volumi messi a disposizione da Enti e privati cittadini al fine di costituire il “Sistema Bibliotecario Territoriale Jonico” (SBTJ). All’interno di questa meravigliosa casa della cultura, cui aderirono nel tempo ben 17 Comuni della locride, confluirono oltre 100 mila testi che furono, poi, con certosina pazienza raccolti, catalogati  e sistemati negli appositi arredi della biblioteca. In questo specifico e duro lavoro Piero Leone si avvalse del prezioso aiuto di collaboratori come Giuseppe Bova e Dora La Lumia (sua consorte).

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L’idea era quella di costituire una rete che favorisse la crescita e lo sviluppo culturale soprattutto delle nuove generazioni, quindi di giovani studenti ma anche di favorire le conoscenze già avanzate di affermati professionisti. Ma Piero Leone non fu soltanto un operatore culturale, i suoi orizzonti si allargarono anche al mondo del teatro, scavando nel suo passato troviamo la realizzazione di alcune rappresentazioni teatrali curate con professionisti di prestigio come Enrico Vincenti, Giancarlo Tomassetti, Cesare Berlingeri e Luciano Capponi. Per non farsi mancare proprio nulla, Piero Leone, si dedicò con grande passione anche allo studio della storia locale curando la stesura di manoscritti di assoluto pregio letterario come: “I pirati di Bovalino”; “Le feluche dell’abate Spinelli”; “La pirateria cristiana del ‘600”; “Ecclesia Bovalinese: Avvenimenti, curiosità e personaggi della storia ecclesiale di Bovalino dal 730 al 1950”; “Cinquecento Bovalinese. Bovalino nella signoria dei Marullo”.

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bibliotecaA rendergli omaggio, ieri sera, con inizio alle ore 18.30, l’evento dal titolo: “Sicula fabula, omaggio agli scritti di Piero Leone” che si è svolto a Bovalino (Rc) presso il SBTj. Il pubblico è stato quello delle grandi occasioni, quindi sala piena in ogni ordine di posto e gente che addirittura affollava il lungo corridoio. Ad aprire la serata ci ha pensato il direttore del SBTJ, Antonio Bova, che dopo i saluti ed i ringraziamenti di rito ha lasciato il microfono al giovane Vincenzo Bova (suo figlio) che insieme al maestro Peppe Platani (che ha curato la parte musicale), ha con grande trasporto emotivo cantato 3 brani scritti da Piero Leone. Subito dopo c’è stato il saluto istituzionale (e commosso) del Sindaco di Bovalino, Vincenzo Maesano, che ha voluto leggere, a nome suo e della comunità bovalinese,  un bellissimo attestato di amicizia e stima che ha poi consegnato alla vedova, la Signora Dora La Lumia, presente in sala con il figlio, l’Avv. Francesco Leone. Il momento clou c’è stato quando ad esibirsi con la sua solita camaleontica bravura teatrale è intervenuto, come un fiume in piena,  l’attore nonché cantastorie, Nino Racco, bovalinese doc ma anche siciliano d’adozione (come ama lui stesso definirsi), da sempre molto vicino alla famiglia di Piero Leone. Tre i brani interpretati, quasi in rigoroso dialetto siciliano, anche questi scritti da Piero Leone con grande trasporto e passione dialettale d’appartenenza (ricordiamo che era nato a Prizzi in provincia di Palermo): “Re Cazzola” e “Mastru Mattè e lu brodu”, oltre alla canzone “Pirati a Palermu (di I. Buttitta).

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Prima della conclusione queste le parole di Francesco Leone: “Siamo molto felici che questo evento per ricordare l’opera letteraria e culturale di papà si faccia qui, all’interno del sistema bibliotecario, un luogo che è stato per lui ma anche per Totò Bova e mia madre Dora, veramente una seconda casa. Fa piacere anche che non si tratti di una manifestazione dai connotati retorici ma si tratti, invece, di un’occasione per riportare alla luce degli scritti fatti da papà in puro dialetto siciliano che Nino Racco ha saputo riadattare con la sua solita bravura teatrale. Nino, è forse l’unico artista che avrebbe potuto rappresentarli così come ha fatto, perché com’è noto a tutti, il suo legame con la Sicilia è forte e profondo e si basa su una conoscenza letteraria molto particolare.  Oggi, considerare la cultura come un servizio non essenziale è un grave errore che purtroppo tra le Istituzioni, fanno in molti; bisogna invece pensare alla ricaduta positiva che ha un investimento fatto in cultura e fatto soprattutto in regioni come le nostre dove il livello di mafiosità è piuttosto alto, perché è attraverso essa che molti giovani vengono tolti dalla strada riportandoli in un cammino di crescita, sviluppo e, soprattutto di legalità. Un ringraziamento particolare a tutta la comunità bovalinese che ci ha voluto donare quest’altro attestato di stima che è sicuramente ricambiato”

 

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