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“La Calabria potrà uscire dalla  corruzione in ambito sanitario, ma è indispensabile un cambio generazionale anche ai vertici per non lasciare in mano ai soliti le redini della sanità, così come bisogna creare una stazione unica appaltante, che possa farsi carico di tutte le procedure inerenti gli appalti, dalla redazione alla pubblicazione del bando di gara fino all’aggiudicazione. Solo in questo modo si potrà salvare dalla corruzione la sanità calabrese e nazionale”. E’ quanto affermato dal direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro Dott. Gerardo Mancuso nel corso del primo seminario nazionale in tema di anticorruzione in ambito di sanità pubblica organizzato dall’Asp catanzarese e da Federsanità-Anci. Un evento che ha offerto l’opportunità di approfondire i contenuti della Legge 6 novembre 2012 n. 190 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, che prevede una serie di adempimenti a carico di tutte le pubbliche amministrazioni.

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Un contributo importante al seminario è stato fornito da illustri relatori: il Dott. Enzo Chilelli Direttore Generale Federsanità – Anci Roma, il Dott. Vincenzo Lombardo Procuratore della Repubblica di Catanzaro, il Prof. Avv. Federico Bergaminelli consulente nazionale Federsanità-Anci, il Dott. Gerardo Dominijanni, Procuratore aggiunto della Repubblica, l’Avv. On.le Giancarlo Pittelli, il Dott. Massimo Battaglino Tenente Colonnello Guardia di Finanza, l’Avv. Gianfranco Barbieri, Presidente Ordine Avvocati di Lamezia Terme, Dott. Giuseppe Varacalli Responsabile Regionale Federsanità – Anci Calabria e il Presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico.

Il dg Mancuso, che ha coordinato l’incontro, ha evidenziato l’importanza dell’istituzione della stazione unica appaltante: “Una struttura specialistica e altamente professionale, con conseguente ottimizzazione delle risorse e prevenzione delle infiltrazioni criminali a tutela dell’economia legale e quindi in aiuto degli enti statali e territoriali. All’interno dell’Azienda che dirigo molto è già stato fatto in direzione della limitazione delle spese e soprattutto in tema di trasparenza amministrativa, tant’è che il Ministero della Funzione Pubblica ha posto la nostra Asp al secondo posto a livello nazionale (su 460 Aziende) per la trasparenza amministrativa. Ma tutto questo non basta – prosegue il dg – in quanto è necessaria un’azione di moralizzazione dei dipendenti, con la responsabilizzazione di tutti, dai dirigenti ai funzionari”.

A parlare della nuova legge anticorruzione nella pubblica amministrazione è stato il procuratore della Repubblica Vincenzo Lombardo: “E’ una legge imperfetta ma importante – ha detto Lombardo – perché finalmente va a toccare la corruzione nelle pubbliche amministrazioni, prevedendo una Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche (Civit), anche se nella forma è un po’ complicata, avendo troppi commi che la rendono poco chiara. È comunque importante il fatto che a questa riforma di tipo repressivo si accompagna una normativa che mira a prevenire la corruzione attraverso una serie di interventi di tipo amministrativo”. Nel suo intervento, il procuratore Lombardo ha fatto un accenno anche al legame tra ‘ndrangheta e corruzione nella pubblica amministrazione: “La cosiddetta ‘zona grigia’ si annida in ceti sociali che stanno sul crinale delle pubbliche amministrazioni e che non disdegnano contatti con esponenti della criminalità organizzata. Spero che si faccia chiarezza sui rapporti tra la politica e la burocrazia, perché spesso, e parlo sulla base delle esperienze processuali, si assiste allo scaricabarile tra l’una e l’altra. La pubblica amministrazione può diventare davvero ‘trasparente’ con il concorso di tutti, anche della politica”.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del pm di Catanzaro Gerardo Dominijanni: “Se non si scinde nei fatti il legame tra burocrazia e politica non se ne viene a capo”. Il magistrato spiega le novità normative introdotte in questi ultimi mesi, senza comunque nascondere alcune perplessità: “E’ necessario evitare che i piani anticorruzione e i piani trasparenza diventino contenitori vuoti, perché spesso abbiamo verificato in passato obiettivi e obblighi molto generici e in generale un’assenza di controlli, così come anche la mancanza di adeguate sanzioni sull’attività dei pubblici funzionari”. Il pm ha poi rimarcato come spesso nelle indagini “ci capita di assistere allo scaricabarile tra dirigenza e politica, e questo dipende anche dalla genericità degli obiettivi che la politica introduce, lasciando alla dirigenza ampi margini di discrezionalità.

A rappresentare la Regione al primo seminario nazionale anticorruzione è stato il presidente del Consiglio Francesco Talarico, che ha evidenziato come gli operatori del settore, coinvolti in questo percorso di adozione della normativa, “riusciranno a raggiungere lo standard di legalità voluto dalla norma, con l’auspicio ulteriore di creare una cultura etica, della responsabilità manageriale, perché non bisogna mai dormire sui successi raggiunti o tirarsi indietro quando si presentano le difficoltà, ma lavorare bene e insieme”. Talarico ha poi auspicato che a partire da questo seminario “si possa dare il via a un’organizzazione capillare che veda coinvolti Comuni, Province, Aziende sanitarie e Regione, per ridurre l’insorgere di tali fenomeni corruttivi, che distruggono la pubblica amministrazione, causando un enorme spreco di risorse”.

Importante anche l’intervento del consulente nazionale Federsanità-Anci Federico Bergaminelli, che ha parlato di questa legge come di una “medicina per la sanità”, dato che detta disposizioni per la prevenzione, con la Civit quale autorità nazionale anticorruzione, che impone nuovi obblighi per le pubbliche amministrazioni, che valgono anche per le società partecipate dalle stesse e per le loro controllate, apportando modifiche normative e delegando al Governo ulteriori interventi in materia”. Una legge, ha aggiunto Bergaminelli, “che interviene anche sul fronte della repressione, innovando la disciplina del codice penale quanto ai reati di concussione e corruzione anche tra privati e introducendone di nuovi in ambito di responsabilità amministrativa. Per una totale trasparenza nelle attività della Pubblica amministrazione, la legge è andata a modificare l’art. 53 del D. Lgs. 165/2001 in materia di incompatibilità e di incarichi ai dipendenti pubblici. Il nuovo decreto, approvato i121 marzo 2013 dal Consiglio dei Ministri – prevede che non sarà più possibile attribuire incarichi dirigenziali nelle amministrazioni pubbliche a chi sia condannato per reati contro la pubblica amministrazione o non sia cessato per un congruo periodo di tempo da precedenti cariche in enti privati o dall’attività politica. Perché le leggi sono anticorpi in difesa di tutto l’organismo dello Stato”.

L’On. Giancarlo Pittelli conclude il suo brillante e coinvolgente intervento sulla norma giuridica di difficile applicazione, soprattutto perché non è prevista dalla norma l’utilizzazione delle intercettazioni, focalizzando il vero problema della corruzione e chiedendosi “come avviene l’accertamento su un fatto del genere? Non è che dobbiamo cambiare norme, dobbiamo cambiare la dotazione di sistemi e dobbiamo intervenire, purtroppo, a monte del problema e non a valle, dopo il verificarsi, cercando di instillare principi culturali che consentano al nostro Paese di guardare al sociale, alla società intesa come gruppo, come aggregazione di uomini e di donne di un corpo sociale unico, anziché ognuno rinchiuderci nel proprio particolare, cercando di abbandonare il concetto del familismo morale che ci pervade. Siamo sotto osservazione dai paesi più evoluti del monto, cioè i sociologi di mezzo mondo guardano all’Italia con grande impressione perché pur essendo un Paese colto, un paese evoluto dal punto di vista culturale, è un paese arretrato rispetto alla concezione di una società unica nella quale tutti noi dovremmo agire. Chiudo dicendo semplicemente una cosa, possiamo cambiare le norme come vogliamo, possiamo cambiarle un giorno si un giorno no, possiamo fare la riforma, la contro riforma, la riforma della riforma, non cambia assolutamente nulla, perché le condotte appartengono agli uomini che operano, al loro senso di responsabilità. Qui c’è bisogno, questa è un invocazione, consentitemela, l’unica di tipo politico, c’è bisogno di un riscatto culturale e morale di questa nazione altrimenti per i nostri figli non ci sarà alcun futuro in questa nazione, se non c’è una riscoperta dei valori tradizionali soprattutto nella cooperazione”.

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