Caro Tito, natale-2012-padre-e-figliosicuramente anche tu, alle scuole elementari o medie, avrai letto, imparato a memoria, studiato ed amato la breve poesia “Pianto antico” (giugno 1871) che il grande poeta toscano-nazionale (Premio Nobel 1906) Giosuè Carducci (1835 – 1907) ha dedicato al figlioletto Dante, morto a soli tre anni il 9 novembre 1870.

PIANTO ANTICO

Mi sembra opportuno trascriverla, qui di séguito, senza spazi poetici pure perché conserva ancora e sempre quel “pathos” e quella drammaticità che commuovono fortemente e fanno tremare il nostro animo. E’ una poesia-simbolo per tutti i genitori che hanno perso un figlio.

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PIANTO ANTICO – L’albero cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno dai bei vermigli fiori nel muto orto solingo rinverdì tutto or ora, e giugno lo ristora di luce e di color. Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita, tu dell’inutil vita estremo unico fior, sei ne la terra fredda, sei ne la terra negra; né il sol più ti rallegra, né ti risveglia amor.

Papà Carducci ha fissato nel “pianto antico” quel dolore universale (e, appunto, antico, antichissimo) che solitamente attraversa l’immatura morte dei figli i quali, per legge o logica di natura, dovrebbero sopravvivere ai propri genitori. Purtroppo non è sempre così. Nonostante la consolatoria fede religiosa, ancora oggi ci risulta incomprensibile un simile innaturale destino delle morti giovani o precoci, cui lo stesso Carducci dedica, in sèguito, il sonetto “Funere mersit acerbo” (Sono annientato da una morte prematura) inserito anch’esso nella raccolta “Rime nuove”.

Caro Tito, come già sai, sono particolarmente e assai sensibile alle morti dei bambini e dei giovani. Specialmente se avvengono sotto le bombe (come nella siriana Aleppo e in altre attuali troppe guerre) o in modo criminale (negli attentati terroristici o in altre aberranti e tragiche situazioni). Ma le morti sono sempre eventi raccapriccianti e così tanto dolorose da cambiare e condizionare definitivamente le esistenze dei più cari superstiti, soprattutto dei genitori e dei più stretti familiari.

DOLORE UNIVERSALE

associazione-oltre-la-vita-per-francesco-martino-2007-isernia-africaLa morte di un figlio (sempre prematura per un qualunque genitore e a qualsiasi età avvenga, specie se in troppo giovane età) è uno dei più strazianti dolori umani, divenuti veramente “universali” soprattutto perché penetra nell’animo della gente con maggiore sconvolgimento, magari pensando al proprio di figlio che si potrebbe perdere, improvvisamente o per malattia o per guerre. La tradizione scritta ed orale di ogni popolo ne ricorda sempre qualcuna più eclatante ed emblematica, divenuta simbolo di queste perdite atroci e devastanti e davvero incolmabili.

Quasi certamente, nel concreto e a ben pensarci, è l’unica perdita incolmabile ed inconsolabile. Per altre perdite si può persino rimediare, in qualche modo, volendo. Per un figlio no! Non è possibile! Un figlio è irripetibile, poiché è l’unico nostro essere “carne della propria carne”, “sangue del proprio sangue”. Non ci può essere giammai rassegnazione. Giammai!… Sarà sempre quel “dolore silente, sordo e profondo” che attraversa la vita!

Nella letteratura mondiale, in particolare nella più diretta narrazione cinematografica, la morte di un figlio ricorre spesso e in vari modi. Ad esempio, avrai sicuramente visto il film di Nanni Moretti “La stanza del figlio” (2001) che tratta proprio la morte del figlio adolescente, il cui mondo e la cui personalità divengono più conoscibili attraverso gli oggetti presenti nella sua stanza, mai osservata prima, adeguatamente. Si sa, frequentemente e purtroppo, le persone vengono maggiormente apprezzate e rimpiante quando non ci sono più e, così, se ne acuisce, assieme al dolore, anche il valore e il significato per noi.

DOLORI INCONSOLABILI

Dolori inconsolabili e mutilanti, quelli dei figli. In queste mie numerose lettere te ne ho descritti alcuni. Ad esempio, quello di papà Antonio Loprete per il figlio Pasquale, perso a 39 anni sotto i ferri del chirurgo a Milano. Quello che mamma Elena Salvatore Ferrante dice essere “dolore illuminato” (dalla fede) per la perdita del ventottenne figlio Dominick … un dolore, questo, che ha stroncato (a distanza di poco tempo) la vita del padre Domenico (vedi “Lettere a Tito n. 113 del 15 aprile 2015). Voglio poi evidenziare il dolore di papà Leonardo Mastìa per il suo bambino aggredito ed annientato da un male, contro cui hanno tenacemente lottato ospedali italiani e francesi e tutti i suoi familiari (vedi la lettera n. 184 del 26 giugno 2017). Poi con la “Lettera a Tito n. 191” (che hai pubblicato il 22 ottobre 2017) ti ho raccontato il calvario del giovane Massimiliano Badolato, figlio del mio carissimo amico Mimmo, di Soverato (CZ).

GENITORI ORFANI

Caro Tito, ti ho più volte scritto sulla necessità di una speciale e capillare assistenza umana e psicologica per i genitori che abbiano perso un figlio, specialmente se giovane. Ed avevo pure pensato ad un A.G.O. – Associazione Genitori Orfani … perché sì, chi perde qualcuno di tanto caro ne diventa “orfano”. E, quindi, se perdono un figlio, i suoi genitori ne diventano “orfani”. Inevitabilmente e perdutamente.

IL GEOCIDIO E IL DOLORE DEL MONDO

corteo-pro-ss-106Malauguratamente, l’attuale società è molto bene organizzata per raggiungere profitti economici e molteplici tipi di vanità ludiche e di consumismi spreconi, ma quasi nulla fa concretamente per lenire il grande dolore del mondo, a partire dal dolore di chi ci è più vicino. Le solitudini rappresentano, perciò, un’ulteriore aggravante al dolore, ai drammi, alle tragedie.

Sarebbe, quindi, urgente creare una rete efficiente di sostegno umano e psicologico per chi attraversa le conseguenze di gravi lutti e perdite di ogni genere. Così come sarebbe urgente e necessario sostenere chiunque si trovi in difficoltà più o meno debilitante o addirittura invalidante, specie se può costituire (anche involontariamente) un pericolo pubblico.

Invece di pensare al benessere dell’Umanità, purtroppo i governi e le classi dirigenti o dominanti pensano a riempire forsennatamente gli arsenali di armi sempre più potenti, minacciose, distruttive e letali. Pensa Tito! … nello scorso anno 2017, è stata di ben 1.739 miliardi di dollari la spesa militare affrontata da tutti i Paesi del mondo, con in testa le cosiddette grandi potenze nucleari come USA, Cina, Russia, Europa, eccetera. Sono risorse che, invece, potrebbero essere impiegate per intervenire a lenire il dolore del mondo, a risolvere i problemi climatici che interessano indistintamente tutti, a ripulire il pianeta da innumerevoli tipi di inquinanti che stanno soffocando il nostro stesso habitat … Insomma, si sta perpetrando il “geocidio”, l’uccisione della Terra e dell’Umanità, e troppo pochi se ne preoccupano!…

IL MONDO CHE CI CROLLA ADDOSSO

copertina-opuscolo-grande-mimmo-badolato-2018Se “geocidio” sembra ancora lontano (mentre, al contrario, lo stiamo già vivendo con ripercussioni sulla nostra stessa esistenza individuale e sociale … da qui troppe morti per inquinamento doloro o indotto) la morte di un congiunto (senza chiedersi le cause vicine o lontane che potrebbero anche derivare dal “geocidio”) risulta immediatamente devastante e atroce. E, per un genitore che vede un figlio soffrire e poi lentamente andare via, il mondo è già crollato addosso. E la stessa vita rischia di non avere più senso. A meno che, con coraggio e colpo d’ala, tale genitore non riesca a superare la crisi più acuta, il “default”, l’abbandono, la perdita. Ci sono tanti modi per recuperare sé stessi e la persona persa. Uno dei modi più frequenti è quello di valorizzarne la memoria con tutta una serie di iniziative che possano essere utili pure ad altri, specialmente ai più sfortunati o alle vittime di questo “geocidio” ormai in stato troppo avanzato.

L’ESEMPIO DI UGO MARTINO

Caro Tito, stampa e TV ne hanno parlato a lungo e forse ricorderai l’incidente ferroviario alla stazione di Roccasecca (sulla linea Roma – Cassino – Isernia – Campobasso), avvenuto verso le ore 15 del 20 dicembre 2005 (2 morti e 70 feriti), in cui ha perso la vita il giovanissimo Francesco Martino (25 anni), figlio di un stimato (anche da me) uomo ed artista, il prof. Ugo, originario di Castelverrino (villaggio vicino alla mia residenza montana) ma abitante ad Isernia, il secondo capoluogo di provincia in Molise.

I forti e fermi valori della fede religiosa e dell’arte umanistica della pittura hanno aiutato papà Ugo Martino e la sua famiglia a superare la tragedia, per quanto possibile. Così hanno fondato l’associazione umanitaria “Oltre la vita” (www.oltrelavita.org) per mantenere sempre vivo il ricordo del caro Francesco, attraverso iniziative di carattere sociale, interventi assistenziali e sanitari miranti al miglioramento della qualità della vita e alla promozione del diritto delle persone. Tale associazione finanzia, in particolare, progetti diffusi in Burundi, un molto povero e piccolo Stato del Centro Africa.

E, a mio parere, più che un associazione, “Oltre la vita” è un vero e proprio movimento di grande entusiasmo ed energia, cui collaborano assai attivamente numerose persone (alcune pure di mia conoscenza, come Tommaso Leone, docente in pensione) che s’impegnano così tanto da creare uno dei molteplici e utili ponti tra Italia e Africa e i genitori di Francesco Martino hanno trovato in Burundi altri “figli” adottivi che aspettano non soltanto aiuti concreti ma soprattutto amicizia ed opportunità di crescita umana, sociale e internazionale, mentre riescono ad offrire ai loro benefattori affetto e riconoscenza.

IL SEME FECONDATO

E’ ben noto il passo evangelico di Giovanni (12, 24) che afferma: “Se il seme di grano non finisce sottoterra e non muore, non porta frutto. Se muove, invece, porta molto frutto”. Con tale convinzione, molti “genitori orfani” valorizzano la memoria e la presenza dei loro figli deceduti, realizzando iniziative e strutture capaci di fare del bene ad innumerevoli persone in difficoltà, contribuendo a lenire il grande dolore del mondo.

Internet permette di evidenziare molte ONLUS (organizzazioni non lucrative di utilità sociale, che in questi mesi possono essere sostenute tramite la sottoscrizione dell’5 per 1000 nella dichiarazione dei redditi, in aggiunta ai contributi volontari, scaricabili fiscalmente) oppure semplici associazioni che, spesso intitolate a figli defunti, si adoperano per il bene dei più diseredati, per la ricerca scientifica o lottano per la piena attuazione di situazioni e diritti la cui mancanza causa ancora vittime e tragedie familiari e sociali.

Ad esempio, sai bene che sulla nostra costa jonica c’è l’associazione “Basta vittime sulla strada statale 106” (www.bastavittime106.it), di cui il compianto Franco Nisticò di Badolato è stato uno dei promotori ed apostoli. E’ sempre utile reagire con forza e coraggio almeno per arginare lutti e tragedie. Non è utile, invece, il protrarsi fisiologico dello scoramento e del dolore sterile, fine a se stesso. Il dolore dovrebbe il più possibile fecondare il bene. E ciò è uno dei fondamenti della solidarietà umana e della civiltà etica ed umanistica! Ricordo, ancora e sempre, che la vera religione e religiosità è unicamente quella etica, che produce concreto ed efficace bene e non parole o liturgie!

In particolare, la morte di un figlio a causa di malattie rare o ancora poco curabili o per altre situazioni sanitarie, porta alcuni genitori orfani a fondare ONLUS, associazioni, movimenti per incentivare finanziamenti e studi per giungere a farmaci e terapie utili alla soluzione di quei problemi socio-sanitari. Così, i genitori orfani tornano ad essere “genitori attivi” di altre situazioni a favore di chi soffre o è in grave difficoltà. La “genitorialità” non è soltanto biologica o familiare, ma è principalmente etica e universale!

Insomma, l’amore per il proprio figlio perduto si tramuta in altrettanto amore per figli che non vanno persi. Ritengo che, in fondo in fondo, questo sia il miglior modo per reagire ad una perdita gravissima, ad un’amputazione invalidante della nostra vita. Ce lo insegnano pure gli atleti delle “Para-Olimpiadi” i quali, pur menomati anche gravemente nel fisico, si cimentano in sfide ardimentose nello sport per vincere sé stessi e la paura o le tentazioni dello scoraggiamento e dell’inutilità. Un esempio cui fare riferimento!

PRIMO PASSO, LA SCRITTURA

Caro Tito, sai bene come e quanto la “scrittura” … un qualsiasi tipo di “scrittura” (narrativa, pittorica, videografica, musicale, scultorea, ecc.) possa aiutarci specialmente nelle fasi di abbattimento psico-fisico. Scrivere qualcosa (con la penna, sul pentagramma, col pennello, con lo scalpello, con la macchina fotografica o cinematografica, con qualsiasi altra arte, persino con il ricamo e via dicendo) può aiutare a risorgere e a significare, riuscendo utili a noi stessi e agli altri. E’ un primo passo verso iniziative magari più consistenti ed utili, come appunto le ONLUS che richiedono un impegno maggiore e, per compensazione, un maggiore beneficio generale.

Ed è ciò che auguro al sempre dinamico e positivo fraterno amico Mimmo Badolato di Soverato, il quale il 3 luglio 2017 si è trovato privo del suo amatissimo figlio Massimiliano. Spero, infatti, che Mimmo Badolato voglia e possa fondare un’associazione o una ONLUS che, intitolata al figlio, sia di aiuto a chi, in Calabria o nel resto del mondo, abbia più bisogno. Oppure potrebbe dare una mano alla A.I.L. (www.ail.it – associazione italiana contro le leucemie) o altra organizzazione che combatte per la salute di tutti, specialmente dei bambini (futuro del mondo).

UN LIBRO PER MASSIMILIANO

“Soverato 19 marzo 2018. Carissimo, finalmente sono riuscito a completare il librettino a ricordo di mio figlio. Spero che ti piaccia e che sia venuto un buon lavoro…” . Tale biglietto (scritto, forse non a caso, nella giornata dedicata ai papà di tutto il mondo) ha accompagnato, due mesi fa circa, l’invio del libro “In memoria di Massimiliano Badolato” che papà Mimmo ha voluto scrivere, dedicare e dare alle stampe affinché sempre più persone possano ricordare Massimiliano, ovunque possibile, vincendo così il tempo, lo spazio e l’oblio che spesso avvolgono cose e persone nella triste e sterile dimenticanza o lontananza.

E’ umanamente giusto e socialmente efficace che un genitore dedichi al proprio figlio defunto un più completo strumento di memoria e di testimonianza, di esempio e di amore che possa valere pure per altri e che vada al di là del semplice ricordino da dare a parenti ed amici. La scrittura e la pubblicazione di un libro è, a mio parere, un gesto assai nobile e altamente simbolico, oltre che utile a chi voglia riflettere sulla preziosità dei figli, spesso trascurati o non goduti e non seguìti abbastanza (come riportano a volte le cronache non certo liete). Ma, Mimmo Badolato ha realizzato questo libro proprio per troppo amore verso Massimiliano, figlio che ha seguito fin dalla nascita giorno per giorno, tanto da vivere in simbiosi con lui.

DIARIO SCRITTO DAL PADRE MIMMO

Questa frase è riportata alla base la copertina del libro che, al centro, evidenzia una bella foto a colori di Massimiliano in riva ad un lago lombardo, sotto un cielo sereno ed un sole estivo ed accecante. Ho contato ben 106 foto (quasi tutte a colori) variamente distribuite all’interno delle 116 pagine di cui si compone l’amorosa pubblicazione. Praticamente quasi una foto a pagina!

Mimmo Badolato ha voluto cominciare tale DIARIO con il prima frase del primo paragrafo della “Lettera a Tito n. 191” quando scrivo: “Massimiliano Badolato (1969 – 2017) è il classico figlio che tutti vorrebbero avere. Bello, bravo, studioso, intraprendente, devoto alla famiglia e a tutti gli altri sacri valori umani e sociali”. E’ vero! E il lettore se ne accorgerà presto, pagina dopo pagina, di che splendido figlio e di che bellissima persona è stato Massimiliano. Un motivo in più perché la sua troppo immatura perdita risulti maggiormente indecifrabile e inconsolabile.

Infatti, papà Mimmo Badolato, tratteggia a tappe la vita del figlio fin dal giorno della sua venuta al mondo, lietissimo evento avvenuto alla Clinica Sant’Anna di Catanzaro il 24 novembre 1969. Le foto di Massimiliano bambino in tenerissima età generano immediatamente simpatia per questa “luminosa presenza” che, piano piano, cresce sempre sereno e sorridente, sempre socievole e disponibile. Un figlio perfetto!

TAPPA DOPO TAPPA

marina-militare-89Così, viene descritta la prima infanzia, il periodo delle scuole elementari, quello delle scuole medie e dell’istituto alberghiero dove veniva completata la formazione professionale di base. In contemporanea, l’amore per la musica si fa strada, specialmente con la partecipazione attiva alla “Banda di Soverato” con l’impiego di strumenti a fiato ma anche come facente parte della gestione del sodalizio musicale che ha mietuto tanti successi sul territorio. Così come importanti successi sono pervenuti pure dall’attività di componente del complesso di musica blues “Kabila” di Soverato.

Massimiliano è fondamentalmente un artista. Riesce molto bene non soltanto in campo musicale, dove si distingue con grande merito, ma anche nel disegno. E papà Mimmo ne riporta alcuni, veramente di pregevole fattura ed originalità. Ha una particolare predisposizione per il ritratto. E chissà che, se avesse continuato a nutrire quest’arte, Massimiliano non avrebbe potuto raggiungere vette insospettabili al momento.

Foto dei primi lavori precari, nel dopo diploma e del corso di formazione in informatica, materia che poi è diventata quella più seriamente professionale e duratura. I computer sono così divenuti gli strumenti di una sua nuova “musica”. Altre tappe: il servizio militare nella Marina evidenzia ancora di più, con la divisa, il gran bel ragazzo che era Massimiliano. La divisa militare come quella bandistica gli davano un fascino ed un carisma quale è difficile acquisire altrimenti, in qualsiasi altro ruolo. Dalle foto sembra proprio che la divisa sia fatta per lui e lui per la divisa. Chissà, forse avrebbe potuto proseguire la carriera militare.

IMPEGNI DI VITA

massimiliano-con-la-madre-teresaDal 1999 Massimiliano ha prestato servizio di volontariato attivo nell’Associazione Nazionale Carabinieri – Sezione di Soverato, dimostrando assoluta disponibilità e convinta dedizione operativa. Tanto che il presidente, maggiore Francesco Battaglia, gli ha rilasciato una “Nota di merito” con tale motivazione: “Nel corso della sua permanenza nel sodalizio, Massimiliano Badolato è stato di esempio in ogni momento agli altri soci, per educazione e disponibilità. Sempre presente sia nelle attività di volontariato che di sezione, riscuotendo il plauso delle autorità e dei colleghi. La diligenza, le qualità di educazione e rispetto verso tutto erano le sue carte vincenti”.

Massimiliano, già nella sua giovanissima età (poco più che ventenne), si è trovato pure a seguìre l’amatissima mamma, Teresa Carola, nella lunga malattia (con frequenti ricoveri ospedalieri) che poi l’ha portata al decesso il 6 gennaio 1996. Un durissimo colpo per lui e per tutta la famiglia.

L’amore per Carmela (una ragazza della sua stessa Soverato) ha, quindi, portato Massimiliano a Bergamo dove la fidanzata sua compaesana era residente per insegnare nelle scuole. Era necessario trovare un lavoro. Utilizzando la sua professionalità informatica non è stato difficile. Provvisoriamente agli Ospedali Riuniti e poi, a tempo indeterminato, in una clinica privata.

Il matrimonio è stata la tappa seguente più ovvia. Celebrato a Soverato l’8 agosto 1999 con la gioia di tutti. Luna di miele in crociera con la nave Costa Classica sulle rotte del Mediterraneo occidentale. Tutto documentato con splendide foto da sogno. Un altro sogno è stata poi la nascita di Chiara, dopo un anno di matrimonio. La foto che più mi è piaciuta (pure per la sua valenza popolare e religiosa) è quella in cui papà Massimiliano e la figlia Chiara tengono tra le braccia la statua di Gesù Bambino, itinerante per le case di Soverato Superiore, nel giorno di Capodanno del 2012, assieme alla portatrice della parrocchia.

L’OPUSCOLO DEL CAPODANNO 2012

Caro Tito, questa foto (bella e significativa, intensa ed espressiva) riempie la copertina dell’opuscolo “CAPODANNO 2012 A SOVERATO SUPERIORE” le cui dieci pagine riportano la “Lettera n. 95” che hai pubblicato lunedì 29 dicembre 2014 “Il giro per le case dei nostri paesi del Bambinello Gesù a Capodanno”. Pure le altre foto, a corredo della lettera, sono dello stesso Mimmo Badolato il quale dedica questo opuscolo al figlio Massimiliano.

Con l’aiuto del sempre bravo e disponibile tipografo Antonio Litterio di Agnone (che conosco e che mi collabora molto bene fin dal lontano 1984) ne farò un opuscolo da distribuire alle principali biblioteche italiane e calabresi. Intanto, via e-mail, l’ho già inviato ad amici, vescovi, parrocchie, persone ed enti interessati (come ad esempio il Museo del Divino Infante di Gardone Riviera, di cui ti ho già scritto). Per chi volesse leggere o rileggere quelle interessanti pagine propongo di digitare il seguente indirizzo web: https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-95-il-giro-per-le-case-dei-nostri-paesi-del-bambinello-gesu-a-capodanno/. Ne troverà sicuramente giovamento e diletto.

LA FATALE MALATTIA

VLUU L110  / Samsung L110Nel gennaio 2012, tornato a Bergamo, dopo le vacanze natalizie trascorse con la famiglia e in famiglia, Massimiliano comincia a non stare bene. Sembrava uno comune stato influenzale. Invece, il 10 febbraio 2012 gli è stata diagnosticata una “leucemia linfoblastica acuta”. Nulla di più terribile. Massimiliano, però, non è tipo di arrendersi. Sempre sostenuto fortemente anche da papà Mimmo, per ben cinque anni Massimiliano lotta con tutte le sue forze, con alterne vicende, tra alti e bassi, fino a quando il 3 luglio 2017 alle ore 16,15 la malattia ha preso definitivamente il sopravvento e lo ha tolto a papà Mimmo, alla sua famiglia e a tutti i suoi amici.

Incessantemente, in ospedale a Bergamo papà Mimmo gli è stato accanto nei suoi ultimi 12 giorni e possiamo immaginare quale e quanta sofferenza ci sia stata in entrambi, in questa dolorosa agonia, in questo straziante addio. E’ stato lui a raccogliere tanto tristemente l’ultimo respiro del figlio, così come ne aveva accolto (48 anni prima) ma felicemente il primo vagìto.

Il libro riporta, alla pagina 89, un episodio apparentemente strano, quasi un presagio, vista la data: il sogno dell’amico Vito Tassone fatto proprio esattamente un anno prima, il 3 luglio 2016. In tale sogno, la mamma di Massimiliano è apparsa nelle vesti di un angelo, accolta con un grande applauso. Massimiliano, commosso, aveva poi risposto a Tassone, ipotizzando che tale sogno fosse un “messaggio”. Forse una premonizione.

AMORE ETERNO TRA PADRE E FIGLIO

capo-danno-2012Papà Mimmo, spinto dal grande amore per il figlio appena spirato, ha avuto la prontezza d’animo di unire ancora una volta la sua mano a quella di Massimiliano ormai esanime e ha voluto fermare in una foto (fatta col telefonino) quel momento solenne, estremo ed assoluto. Su tale foto ha scritto: “Amore Eterno tra un Padre e un Figlio. Massimiliano Badolato – Mimmo Badolato – BG 03-07-2017”. Dopo i funerali, effettuati a Bergamo, il 07 luglio il corpo di Massimiliano è stato cremato, com’era suo espresso desiderio.

Papà Mimmo, tornato da Bergamo a Soverato, ha voluto scrivere al figlio una lettera che possiamo trovare alla pagina 93 del libro. Così conclude: “… il Signore ti ha preso con sé, ma io non ti lascerò MAI, sarai sempre con me per tutta la mia vita, nel mio cuore, nei miei pensieri e nei miei occhi. Riposa in pace, Figlio mio. Il tuo papà”.

LA PREGHIERA

domenico-badolato-capodanno-2012-copertina-opuscoloA pagina 94, è evidenziata una preghiera scritta da papà Mimmo. Preghiera che è stata posta sul retro della foto di Massimiliano, nel ricordino distribuito a parenti ed amici.

““Padre Celeste, hai voluto chiamare a Te molto prematuramente questo mio figlio dopo tanti anni di sofferenza e di lotta, sfibrando pure il mio grande cuore di piccolo, umile ed insignificante padre terreno. Valga il mio lancinante ed immenso dolore affinché Tu lo accolga molto dolcemente tra le Tue divine ed eterne braccia paterne. Credo in Te. Sei padre amoroso pure Tu. E sono sicuro che amerai questo mio figlio, stupendo fiore e infinito palpito della mia vita, almeno quanto lo possa avere amato io. Lo ameremo insieme in eterno!”” … Papà Mimmo ha un dialogo continuo con il Figlio defunto. Gli dedica lettere accorate, pensieri che sembrerebbero essere quotidiani (pagine 96-97).

LA MORTE DI UN FIGLIO.

Papà Mimmo cerca conforto anche in altre esperienze simili alla sua, sfogliando le pagine di internet che descrivono casi di strazio genitoriale o di cristiana rassegnazione. Nel libro ha voluto riportare la coraggiosa testimonianza di un altro papà orfano, Giovanni Colangelo, datata 07 ottobre 2016 ed intitolata “La morte di un figlio”. Una pagina veramente toccante ed universale! Papà Mimmo la fa sua, la partecipa ad alcuni amici e la trascrive alle pagine 98-103, assieme ai commenti solidali di chi ha apprezzato questo suo gesto. Qui di sèguito (giusto per dare un’idea dei dolorosi contenuti) riporto soltanto la prima parte della lunga considerazione fatta dal Colangelo. Eccola.

“”Vivere la morte di un Figlio è la più dolorosa esperienza che un essere umano possa fare … Un evento talmente straordinario e innaturale che non si può in alcun modo accettare o esorcizzare … Sarebbe utile andare al di là della propria ragione per riuscire a gestire le emozioni a proprio piacimento e ottenere una spiegazione come e quando si desidera … Purtroppo non è così. Quando muore un Figlio, unico o no … è finita! Si viene travolti da un senso di distruzione che renderà molto difficile il controllo della propria volontà, e la fine che si credeva lontana arriva improvvisa, spietata lasciando poche possibilità di continuare a vivere a dispetto del sopravvenuto disordine biologico. Da quel momento ti accorgi che la vita per te, non è più quella che conoscevi prima … un pensiero fisso, sempre uguale, la lentezza del tempo, l’enormità del vuoto e l’attesa di un segno … saranno i tuoi tormenti. Sensazioni a fior di pelle che ti tolgono la capacità di guardare e vivere ciò che ti circonda, fino a non sapere più cosa ci stai a fare … si va avanti senza interesse, per abitudine, ma non sa di niente … colori sbiaditi, sapori scomparsi, risate dimenticate … un’esistenza piatta dentro una vita annullata dalla nostalgia di qualcuno di cui non riesci a fare a meno … “”.

IL CONFORTO DEGLI AMICI

max-banda-pasqua-1981-prima-voltaPapà Mimmo (dopo queste riflessioni condivise con il suo autore Giovanni Colangelo) inserisce alle pagine 100-104 alcuni commenti di amici di Massimiliano che cercano, tra l’altro, di portargli conforto. Poi, alle pagine 105-108, è riportata la testimonianza del maestro e dei componenti la “Banda di Soverato” così tanto cara a Massimiliano.

Non poteva mancare, infine, la foto della lapide del loculo dove riposano le ceneri di Massimiliano, nel cimitero monumentale di Bergamo. E come se, davanti a questa foto che raffigura l’ultima casa del figlio, papà Mimmo voglia raccogliersi in preghiera.

RINGRAZIAMENTI

Il libro di papà Mimmo Badolato si conclude con i ringraziamenti ai siti www.costajonicaweb.it (direttore Tito Agazio Lanciano), www.calabriawebtv.it (nella persona della giornalista Rosy Urso di Telemia – Redazione di Soverato) e www.soveratoweb.com (direttore Simone Musmeci) che hanno evidenziato un lungo ricordo di Massimiliano, immediatamente tratto dalla “Lettera a Tito n. 191” del 22 ottobre 2017.

Caro Tito, che altro dire?… Nulla, poiché questa straziante e tenera storia d’Amore familiare merita silenzio, raccoglimento, preghiere e riflessioni appropriate. Merita rispetto, principalmente. Rispetto e affettuosa solidarietà non soltanto per Mimmo Badolato nel ricordo del suo amatissimo figlio Massimiliano, ma anche per tutti quei genitori che hanno perso, perdono e perderanno un loro figlio.

Domenico Lanciano Azzurro Infinito, lunedì 07 maggio 2018 ore 13,20 Sono state prese dal web le poche foto di cui non è autore Mimmo Badolato.

Leggi o scarica: Libretto definitivo per Massimiliano-Badolato 

 

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