20180127_105015 “Operazione far west”: i Carabinieri eseguono 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere per estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, spaccio di stupefacenti, furto aggravato, ricettazione e minacce.

Alle prime luci dell’alba di oggi, 24 aprile 2018, i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina, in questo capoluogo e presso le Case Circondariali di Palermo “Pagliarelli” e Giarre (CT), hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Messina su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo peloritana, guidata dal Procuratore della Repubblica dott. Maurizio De Lucia, nei confronti di 6 soggetti, ritenuti responsabili – a vario titolo – di estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, spaccio di stupefacenti, furto aggravato, ricettazione e minacce.

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Destinatari del provvedimento sono stati i messinesi CALABRO’ Maurizio, 39enne, C. Santino, 45enne, G. Giuseppe, 44enne, L. B. Alessandro, 37enne, C. Angelo, 51enne, già detenuto, ed il 29enne C. Beniamino, anch’egli in carcere per altra causa. La misura restrittiva scaturisce da una complessa indagine, sviluppata sin dal 2014 dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Messina Sud – coordinata dai Sostituti Procuratori della Repubblica di Messina, D.ssa Liliana Todaro e dott. Antonio Carchietti – che ha già portato all’arresto, nell’ottobre 2014, di C. Angelo per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso in danno del titolare un noto negozio di abbigliamento della zona Sud della città.

I successivi esiti dell’inchiesta hanno permesso di comprovare come gli odierni arrestati fossero coinvolti nella redditizia gestione dello spaccio al dettaglio di sostanze stupefacenti e due di loro avessero la disponibilità di armi, utilizzate – a scopo intimidatorio – per esplodere dei colpi contro la vetrina di un’attività commerciale ed alle finestre dell’abitazione di un pregiudicato. In particolare, C. Angelo, L. B. Alessandro, C. Santino e C. Beniamino operavano nel popoloso quartiere cittadino di “Santa Lucia Sopra Contesse” mentre C. Maurizio e G. Giuseppe in un’area compresa tra i rioni “Gazzi” e “Villaggio Aldisio”. In alcuni casi gli indagati non esitavano a riscuotere in maniera violenta gli illeciti crediti maturati per la fornitura di stupefacenti. E’ stato accertato, infatti, come in una circostanza C. Angelo abbia pesantemente minacciato un uomo che aveva contratto un debito di droga, prospettandogli condotte ritorsive che avrebbero interessato anche i suoi familiari, riuscendo così ad assicurarsi l’ingiusto profitto. Andava molto peggio ad un giovane, rimasto vittima di una cruenta punizione da parte di C. Maurizio, che lo colpiva ripetutamente con un bastone, anche in questo caso per pretendere il pagamento di un debito. Non ottenendo il denaro, C. Maurizio non esitava a minacciare anche il nonno del ragazzo che provvedeva a saldare il debito, arrivando addirittura a consegnargli la propria auto – a titolo di garanzia – fino alla completa elargizione della somma.

Come accennato, l’inchiesta ha consentito di far luce su gravi episodi delittuosi commessi con l’utilizzo di armi; fatti che hanno dato all’operazione il nome “FAR WEST” per richiamare la facilità con cui si sia sparato in città. Protagonisti delle azioni di fuoco sono stati C. Santino e G. Giuseppe Attraverso una minuziosa analisi dei dati acquisiti nel corso delle indagini, i carabinieri hanno ricostruito come nel tardo pomeriggio del 21 novembre 2014, dopo aver ottenuto la disponibilità di una pistola, i due abbiano raggiunto a bordo di uno scooter la bottiglieria “La Spagnola” di Via Consolare Valeria esplodendo all’impazzata alcuni colpi di pistola contro la vetrina dell’attività commerciale, esattamente alle 18.35, in un orario in cui la gente è per strada e bar e botteghe sono colmi di avventori, proprio come nel far west, mettendo seriamente in pericolo l’incolumità di tante persone. Il successivo rinvenimento della pistola utilizzata, sottoposta ad accertamenti tecnici da parte del RIS dei Carabinieri di Messina, ha consentito di riscontrare che si tratta della stessa arma impugnata da G. Giuseppe la sera del 24 febbraio 2014 per esplodere nove colpi contro l’abitazione del pregiudicato Domenico M., in località “Villaggio Aldisio”. Dalle intercettazioni è emerso come G. Giuseppe disponesse anche di altre armi che si dichiarava pronto ad utilizzare. In una circostanza, infatti, rivolgendosi ad un interlocutore a cui spiegava la sua perizia nel maneggio delle armi, forniva la sua disponibilità per punire in maniera esemplare i presunti responsabili di un furto in abitazione. Dopo le formalità di rito per C. Santino, C. Maurizio, L. B. Alessandro e G. Giuseppe si sono spalancate le porte del carcere di Gazzi, mentre C. Angelo e C. Beniamino sono rimasti trattenuti nelle case circondariali ove erano già detenuti.

 

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