copertina libro MAFIA CAMORRA NDRANGHETA francesco Arcà 1982 lato side romaCaro Tito, dall’ottobre 1980 a tutto settembre 1981, per un anno, a Roma ho collaborato giornalisticamente con Francesco Arcà (capo-redattore in pensione di Rai GR – Giornale Radio 1). In quel periodo, Arcà scriveva per “Paese Sera” il noto quotidiano di sinistra che aveva la redazione nello stesso palazzo del giornale comunista “l’Unità” in Via dei Taurini 19 nel popolare quartiere San Lorenzo tra Stazione Termini e Città Universitaria. Oltre che per i frequenti articoli (prevalentemente basati su inchieste socio-economiche generali e, in particolare, sulla cosiddetta “Questione meridionale”), Arcà volle il mio aiuto poiché aveva intenzione di scrivere un libro sulle mafie italiane, quasi come una prosecuzione di un libro analogo “Mafia potere malgoverno” che gli era stato pubblicato un anno prima, nel 1979, da una piccola ma dinamica casa editrice romana allora assai gettonata, la Newton Compton.

copertina MAFIA POTERE MALGOVERNO 1979 arcàTale opera ha vinto, meritatamente, il prestigioso Premio Villa San Giovanni.   Poiché il lavoro di ricerca documentale e di redazione del libro aumentava sempre più, dal 4 marzo 1981 Arcà si avvalse pure dell’ottima collaborazione di Eliana Bordi. Purtroppo, per motivi miei familiari, alla fine di settembre 1981 dovetti lasciare l’interessante lavoro e chiesi al collega Andrea Lijoi (già mio compagno di liceo a Soverato e originario di Sant’Andrea Apostolo dello Jonio) di subentrare al mio posto. Il libro di Arcà fu, poi, pubblicato nel novembre 1982 da “Lato Side Editori” di Roma in 384 pagine con il titolo “Mafia Camorra e ‘Ndrangheta”. Come si può ben capire dal titolo e anche dall’assenza nel testo scritto da Arcà, le allora cosiddette mafie minori (come la Sacra Corona Unita pugliese, la mafia del Brenta, quella della Magliana ecc.) non erano ancora, nei primissimi anni ottanta, assurte ai disonori della grande cronaca nera nella dimensione e nella gravità in seguito purtroppo evidenziatesi. Alla pagina 375, Arcà ha riconosciuto nei “Ringraziamenti” la collaborazione mia e degli altri a tale opera, studiata pure in alcune prestigiose Università degli USA.

chiavari-quintamafia-copertina Il giornalista e scrittore Francesco Arcà, cui qui faccio riferimento, era nato in Calabria, figlio dell’assai combattivo avvocato socialista Francesco Arcà (Palmi 1879 – Roma 1920), deputato al Parlamento Italiano dal 27 novembre 1913 al 29 settembre 1919. I suoi due libri sulla mafia, assieme ad altro copioso materiale documentario, sono custoditi e valorizzati dalla Biblioteca Comunale di Polistena (R.C.), già diretta fino a poco tempo fa dall’attivissimo ed intraprendente amico Giovanni Russo (al quale ho dedicato la pagina 151 del sesto volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori” inserendolo tra i miei VIP – persone assai importanti). Tale Biblioteca è una delle più fornite in Calabria sul tema mafioso. Adesso Giovanni Russo, assieme a Giovanni Quaranta suo amico, sta per pubblicare una monografia su Francesco Arcà senior, anch’egli noto scrittore, morto troppo prematuramente (una grande perdita per la Calabria e l’Italia progressista, sia umile che colta).

manifestazione antimafia fiaccolata I dodici mesi, trascorsi nella collaborazione giornalistica con Arcà, mi sono stati assai utili per approfondire la cosiddetta “Questione meridionale” una tematica da me prediletta tuttora, dentro la quale ha un preponderante peso proprio la problematica mafiosa. D’altra parte, chi come me è nato, ha vissuto o vive in regioni di mafia accertata come Sicilia, Calabria, Campania e Puglia respira giorno per giorno un’atmosfera assai particolare e tipica … per cui non ero del tutto digiuno su tale argomento quando nel 1980 ho iniziato ad aiutare Arcà junior, con il quale mi dilungavo quasi quotidianamente nei dialoghi di approfondimento e di analisi del fenomeno mafioso non soltanto italiano. Da allora ho continuato a prestare molta attenzione all’evoluzione delle mafie italiane ed estere, per cui ho raggiunto, oltre alle basilari conoscenze sociologiche, talune convinzioni che oggi mi portano a formulare la prima e principale ipotesi per una molto probabile “Rivoluzione del 21° secolo” ascrivibile alle mafie di tutto il mondo.

IlPadrino-2Queste hanno da tempo cominciato a collaborare strettamente e, prima o poi, si troveranno unite in un progetto di conquista più concreta dei poteri istituzionali in parecchi Stati e molto probabilmente riusciranno a governare e a sottomettere a loro modo il mondo, magari saldandosi pure con quei tanti movimenti massonici e terroristici multinazionali (come la stessa e ancora agguerrita “Al Qaeda”) i quali hanno manifestato la loro strategia e la volontà di abbattere l’attuale ordine mondiale … però potranno saldarsi (se non l’hanno già fatto) anche con altre associazioni malavitose ma segrete che tramano contro tutti i popoli per il dominio del pianeta.   Fatto sta che le tre principali e più antiche mafie italiane nel 1980-82 (all’epoca della redazione del secondo libro di Arcà) erano già assai potenti economicamente, militarmente, politicamente non soltanto nei territori regionali di origine ma anche nel resto d’Italia e persino all’estero, tenendo presente che allora era comunque storicamente consolidato il rapporto con la mafia italo-americana.

ammazateci tuttiIn questi trentadue anni (1982-2014) governi instabili o deboli, variamente collusi o addirittura complici hanno fatto ingigantire a dismisura tutte le mafie italiane, ma anche quelle estere hanno trovato, con la globalizzazione mercantile e la capillare corruzione, espansione internazionale (pare che addirittura la mafia giapponese sia “riconosciuta” o “subìta” dal governo quasi come lo sono le lobbies negli USA e il altri Paesi. Europa compresa). Si potrebbe affermare che ogni nazione abbia una propria mafia, in un modo o nell’altro: da quella cinese a quella colombiana, dall’albanese all’irlandese, dalla russa alla nigeriana, dalla messicana all’australiana e via dicendo.

piovra_massonicaGià in Italia, decenni fa, i giornali erano soliti affermare e documentare che la mafia fosse uno Stato nello Stato, o più precisamente un anti-Stato. Le cronache giudiziarie, in questi ultimi anni, ci informano, altresì, che le mafie riescono (specialmente tramite il loro determinante pacchetto di voti elettorali, di influenze economiche e di ricatti criminali) non soltanto a condizionare la politica nazionale ma addirittura a costringere lo Stato a trattare alle proprie condizioni. E la sanguinosissima “guerra di mafia” trova la propria conferma, come espressione tremendamente dolorosa, in migliaia di vittime, anche illustri, sul crescendo del potere criminale organizzato a tal punto che sembra ormai impossibile domare un simile mostro, prima coccolato e poi sfuggito di mano a taluni settori delle istituzioni e del mondo economico-sociale.

LIBERA-associazioni-nomi-e-numeri-contro-le-mafie logoNonostante ciò, solitamente non è mai versato invano il sangue dalle vittime innocenti o dai funzionari dello Stato. I martiri vincono sempre, prima o poi! … Intanto, però, i governi e la società civile tremano e non poco davanti a tutta questa violenza e a tutto questo dilagante strapotere, nonostante alcune preziose rivolte anti-mafia!   Infatti, potremmo quasi asserire che la “Rivoluzione mafiosa” in Italia (come in altre nazioni) è già in un punto troppo avanzato verso l’assalto al potere istituzionale, certamente in forma non sempre eclatante ma continua, profonda e progressiva. E la “escalation” mafiosa verso la presa del potere in vari Stati è fin troppo appariscente. Non sarà poi tanto errato ipotizzare che (senza una vera e propria “terapia d’urto” e senza una ferma e decisiva presa di posizione anche militare oltre che politica delle Istituzioni nazionali e globali) le mafie del mondo si impadroniranno prima o poi del governo del nostro pianeta. Non è fantascienza o fantapolitica (a volte la realtà supera la fantasia).

logo LIBERA e panchetti ragazziPer capirlo basterebbe servirsi delle proiezioni sulle strategiche posizioni finora raggiunte dalle mafie, le quali spesso hanno ormai una potenza organizzativa, economica, politica e militare quasi superiore agli stessi Stati. Fosse spesa nel bene, tutta questa potenza salverebbe davvero il mondo!   Purtroppo, la assai letale cultura mafiosa o la irresponsabile indotta letteratura para-mafiosa, espressa persino in termini folclorici e accattivanti nei multimedia e nella quotidianità pure estera, sta oltrepassando ogni limite di azzardo locale e di rischio totale … segno che nel mondo l’esaltazione eroica del mafioso incute ammirazione ma anche paura, come per dire che le mafie sono invincibili. I risultati analitici (sulle cose visibili e su quelle invisibili ma immaginabili) ci potrebbero far ritenere che le mafie coalizzate saranno in grado di decidere le sorti del mondo entro non molti decenni ancora e, comunque, entro la fine di questo 21° secolo, quando completeranno la loro “Rivoluzione”. Perché sì, di “rivoluzione” si tratta sebbene in forte negativo (che si voglia riconoscere o meno) in quanto il mondo è aggredito nella sua totalità senza che l’antimafia contrapponga (per innumerevoli motivi) lotte ed àrgini efficaci. Le mafie sono organizzate ed unite, gli Stati che dovrebbero combatterle assolutamente no!   Ovviamente, spero proprio che la nefasta “Rivoluzione mafiosa” non proceda ulteriormente e che i mafiosi si convertano come hanno intimato Papa Giovanni Paolo II ad Agrigento il 9 maggio 1993 e Papa Francesco a Roma, giusto pochi giorni fa, il 21 marzo 2014 nell’annuale giornata che “Libera” dedica alla sensibilizzazione contro le mafie e alla memoria delle loro migliaia di vittime. E’ altresì ovvio che ci sarebbero tantissime altre considerazioni da fare per spiegare meglio il potere mafioso in Italia e nel mondo e la sterminata rete di connivenze insospettabili ed atroci. Però, non posso concludere questa mia lettera, senza fare almeno un accenno-precisazione che riguarda la Calabria.   E’ ormai opinione diffusa che la ‘Ndrangheta sia una delle mafie più potenti al mondo. Però, sono propenso a condividere l’opinione secondo cui la Calabria, la quale ha prodotto un simile micidiale veleno, ne possieda anche l’antidoto. Sarà vero?… Sì, molto probabilmente, e consiste nella sua antica, profonda ed originale civiltà umanistica. Esistono i paradossi, d’altra parte. E dalla Calabria e dal profondo Sud potrebbero arrivare (proprio paradossalmente) la fine delle mafie e la salvezza del mondo. Utopia? No, se ci pensiamo bene. Verrà pure il giorno della guarigione completa, ne sono convinto … magari dopo che “La Rivoluzione mafiosa del 21° secolo” si sarà esaurita. E’ la Storia che ce lo dice: tutti i grandi imperi sono crollati, prima o poi. Crollerà pure la mafia italiana e quella globale. E’ solo questione di tempo … ma noi non ci saremo… però potremmo già fare qualcosa fin da adesso. Qualcosa di buono e di importante nel nostro piccolo, poiché l’oceano è fatto di piccole gocce e persino le infinite piccole gocce possono spegnere, se unite e amalgamate, il più grande e distruttivo incendio!… Insieme, però!  Saluti e baci, Domenico Lanciano

Pubblicato il: 27 marzo 2014 @ 07:30

Domenico Lanciano - Giornalista
Domenico Lanciano Giornalista
Un pensiero su ““Lettere a Tito” n. 78 – La Rivoluzione del 21° secolo – Prima ipotesi: La Rivoluzione mafiosa.”
  1. Nota inviata dall’avv. Francesco Tassone al Dott. Domenico Lanciano (autore dell’articolo sopra):

    Vibo Valentia , 7 aprile 2014
    Caro Mimmo,
    leggo tra le tue recentissime il comunicato sul Natale agnonese 2014 con la
    preparazione del “Presepe vivente e ‘Ndocciata 2014 aperti agli extra comunitari”
    e la puntata sulla “Rivoluzione mafiosa”. n nota a questo secondo argomento
    vorrei aggiungere che, probabilmente, la mafia è un processo di promozione
    sociale che ha radice, nei paesi dipendenti quale è il paese meridionale,
    nell’immobilità delle classi e nel predominio assicurato dallo Stato dominante
    alle classi dirigenti, quali ascari. Poiché il movimento è verso le classi dirigenti ,
    la mafia arriva stringendo con esse le opportune alleanze in virtù della potenza
    sociale acquisita.
    Essa per tale via corrompe, asserva ed immobilizza le istanze di liberazione,
    di giustizia e di democrazia delle classi popolari dalle quali proviene. Ne deriva
    che la via della liberazione da essa non può che trovare radice nelle classi popolari
    del paese meridionale, mediante l’affrancamento da parte loro dal sistema di
    dipendenza coloniale in cui vivono e la costruzione di un sistema di autogoverno
    sociale-istituzionale di carattere democratico.
    Concordo quindi ampiamente con te: il mondo sarà colonizzato dai poteri
    finanziari resisi padroni del mondo, attraverso l’abolizione delle regole di
    convivenza (deregulation) e l’instaurazione della legge del più forte. Di esse
    fanno già parte a pieno titolo i gruppi mafiosi, poggiando il loro potere nella
    stessa legge, quella del più forte.
    Un cordiale saluto, radicato nel comune antico lavoro di crescita delle nostre comunità.
    Francesco Tassone

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