Caro Tito, si avvicinano le festività natalizie e vorrei suggerire a te e ai nostri gentili lettori di mettere sotto l’albero delle strenne, come pregiatissimo dono, il bel libro “I diari di mio padre 1938-1946” edito qualche mese fa da Pellegrini Editore di Cosenza. Tale pubblicazione è stata voluta da Gregorio Corigliano (ex giornalista di Rai 3 Tgr Calabria), che presenta e commenta le tantissime dolorose pagine scritte dal padre, Antonino Corigliano (1916-1997) di San Ferdinando di Rosarno (RC), durante il servizio militare di leva come ufficiale, trasformatosi poi in servizio militare di guerra mentre era in Libia, dove fu catturato dagli Inglesi e trasferito in India, trascorrendovi cinque lunghissimi anni di dura prigionia.

 Uno dei principali motivi per cui raccomando (soprattutto alle scuole e alle famiglie) la lettura e l’analisi di tale autobiografia è essenzialmente quello di bene accogliere il monito dello stesso scrittore calabrese, il quale ha poi fatto l’insegnante elementare nella sua zona natìa per lunghi decenni dedicandosi pure alla politica locale. Il monito è che non ci siano più guerre, né grandi né piccole, ma anzi si realizzi una pace globale dal momento che le sofferenze e le distruzioni di una guerra sono troppo ingenti e ricadono anche sulle future generazioni, spesso addirittura su quelle più remote. Devo dirti che mi è piaciuto veramente tanto quanto scritto da Antonino Corigliano, autore che dovrebbe essere conosciuto in modo capillare anche nel resto d’Italia e persino all’estero, pure per il sincero messaggio di pace che porta. Ed è più meritorio diffondere tale messaggio sotto Natale, periodo che è fatto apposta, più di altri, per riflettere e praticare la pace e l’amore reciproco, sia in modo laico e sia (per i più coraggiosi e ferventi cristiani) nel nome di Gesù.

 Colgo, infine, l’occasione per evidenziare che sono assai appassionato lettore di diari, autobiografie e storie vissute. Tra l’altro, sul tema della seconda guerra mondiale, ho avuto il privilegio di leggere, negli anni settanta, il diario manoscritto dell’operaio forestale Francesco Petrolo, nato il 30 marzo 1922 a Pietracupa di Guardavalle (CZ), prigioniero dei nazisti, salvatosi per miracolo da una delle consuete fucilazioni di massa, tornato a piedi dalla Germania dopo la fine della guerra. Inoltre, all’inizio degli anni ottanta, ho letto il resoconto della prigionia in India (presso gli stessi terribili Inglesi di Antonino Corigliano), scritto di proprio pugno dall’ufficiale marchigiano Vittorio Cervellini (Montecòsaro di Macerata 20 febbraio 1907 – Roma 09 settembre 1982), catturato in Etiopia dove aveva fatto l’imprenditore. A questi due sopravvissuti, che ho personalmente conosciuto e stimato, voglio rendere pure qui un sentito omaggio ed uno speciale onòre generazionale, così come ad Antonino Corigliano e a tutti gli altri che sono morti o hanno patito fin troppo quei tragici anni del folle secondo conflitto mondiale. In particolare, voglio evidenziare che Vittorio Cervellini ha amato così tanto la nostra Calabria che a Paola ha edificato un grande complesso residenziale da lui denominato molto significativamente “Paola Paradiso”.

 Anche il vissuto dei loro diari sia di severissimo monito – ribadisco accoratamente – affinché non ci siano più guerre o genocidi, né grandi né piccoli, né clamorosi né silenziosi, in alcuna parte del globo. Ed esprimo la speranza che vengano spenti prima possibile i conflitti esistenti in varie parti del mondo e che l’attuale crisi economica e sociale internazionale non sfoci in sanguinosi disordini o in scontri intergenerazionali che mettano in ginocchio specialmente le nuove generazioni dei giovani già senza prospettive future. Bisogna stare in guardia, poiché la grave crisi economica del 1929 è sfociata nella seconda guerra mondiale, argomento di questi diari, che valgano a promemoria del fatto che può essere sempre in agguato, addirittura dietro l’angolo, il pericolo di degenerazione planetaria prodotta da ingiustizie quotidiane e storiche che si stanno moltiplicando ferocemente e fin troppo indecentemente, specialmente a danno dei poveri, dei più umili ed onesti.

 Questo rifarmi alle esperienze e ai moniti delle nostre più epiche generazioni, che ci hanno appena preceduto, mi sembra, adesso nell’imminenza della ricorrenza natalizia, uno dei modi migliori per augurare a tutti un Natale di Pace ed un nuovo Anno che sia decisivo per un mondo di giustizia diffusa e di maggiore umanità. Un grande ed affettuoso abbraccio a te e ai nostri lettori.

 Domenico Lanciano

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