ALABARDIERI E SOLDATI IN SABATO SANTO BADOLATOGalleria all’interno – Intervista del Direttore di CostaJonicaWeb.it a al giornalista Dott. Domenico Lanciano. La settimana santa di Badolato è, senza dubbio, una delle più interessanti e belle del Sud Italia, per la sua intensità religiosa, per la vasta coreografia, ma anche per la sua spettacolarità. Infatti, le tre congreghe (dell’Immacolata, di San Domenico e di Santa Caterina), protagoniste di questi eventi, riescono ad attrarre una moltitudine di devoti e di “spettatori” o di semplici curiosi, ma anche di studiosi, alcuni provenienti da altre regioni italiane e persino dall’estero.

BADOLATO BORGO PANORAMA DAL MARE
Panorama Badolato (Cz)

Abbiamo chiesto a Domenico Lanciano (laurea in filosofia, giornalista, già bibliotecario comunale di Badolato negli anni ottanta) di dirci quali sono le peculiarità che distinguono la settimana santa badolatese dalle altre manifestazioni simili di cui è ricca specialmente l’Italia meridionale ed insulare.

R – Le peculiarità più originali e più evidenti a mio parere sono quattro: prima, il paesaggio e il territorio in cui si svolgono le manifestazioni sono assai ampi e, ovviamente, unici e irripetibili; seconda, la presenza degli alabardieri che richiamano il concetto dell’androgino; terza, la sfida tra stendardo e tamburo e, quarta, il ballo degli stendardi sui denti, entrambi esibiti la mattina della domenica di Pasqua a ridosso della “Confrunta”.

Può descriverci tali peculiarità nel contesto della settimana santa?

Ballo dello Stendardo
Ballo dello Stendardo

R – Lo scenario dentro cui si svolgono gli eventi è davvero unico e straordinario, in quanto coinvolge l’intero borgo antico già suggestivo di per se stesso, la profonda vallata del fiume Graneli fino a salire al seicentesco e poderoso convento francescano di Santa Maria degli Angeli, posto sulla sommità di un colle verdeggiante e ricco di uliveti tanto che sembra proprio essere nella Palestina di duemila anni fa. Che io sappia non c’è al mondo un percorso di “Via crucis” vivente lungo ben dodici chilometri, con due grossi dislivelli di oltre duecento metri ciascuno e con un anfiteatro naturale così tanto mozzafiato dove l’acustica della manifestazione è tanto fruibile quanto lo scorgere di tutti gli attori e dello stesso pubblico assiepato lungo questo spettacolare percorso. Soltanto a Badolato si rende necessario cambiare per ben tre volte il Cristo sotto la croce, sia per il lungo e tortuoso percorso e sia per la stessa durata del Sabato Santo che va dalle ore 13 alle ore 22, ben 9 ore di peregrinazione.

E’ sua la teoria (pubblicata nel 1988 sul settimanale “Il piccolissimo” edito dalla Rubbettino) secondo la quale gli alabardieri di Badolato sarebbero simbolo dell’androgino…

ALABARDIERE-ANDROGINO BADOLATO
Alabardiere Androgino a Badolato (Cz)

R – Sì, ho ragione di credere che ci siano tracce del “mito dell’androgino” nei riti della settimana santa badolatese attraverso la presenza degli alabardieri. E’ bene dire subito che la figura dell’androgino è assai positiva in àmbito filosofico (ne trattò per primo il grande Platone), così come in arte, ma anche nella religione poiché sta a significare l’ambivalenza dell’anima. Non è quindi un riferimento sessuale anche se spesso l’androgino viene erroneamente confuso con l’ermafrodito che è ben altra cosa. Gli alabardieri badolatesi, infatti, raffigurano l’anima, l’innocenza, la forza virile ma anche la pietà e la delicatezza femminile. Infatti, il ruolo dell’alabardiere badolatese è riservato a bambini e fanciulli oppure a pre-adolescenti imberbi per significarne la purezza. Sono vestiti sì con elmo e corazza, ma evidenziano sottane ricamate con pizzi e merletti, nastri colorati e mutandoni aggraziati e nella mano destra hanno un fazzolettino tipico … tutto abbigliamento prettamente femminile. Evidenziano persino rose (segno di delicatezza) e non crine di cavallo sui loro elmi. Hanno sì l’arma dell’alabarda (come segno della loro futura virilità) ma, essendo innocenti e puri, scortano la statua del Cristo morto e non partecipano, nelle processioni, a scene tipiche dei soldati romani veri e propri, rappresentati sì, queste, scene da giovani ormai virili e così presenti in abbondanza nelle manifestazioni badolatesi.

Come mai tale figura che alcuni credono di soldati effeminati è presente soltanto nella settimana santa di Badolato?…

R – Questo è ancora un tema da studiare e da approfondire bene. Ciò che posso affermare è che è fin troppo evidente l’ambivalenza di genere maschile e femminile nell’abbigliamento dei fanciulli alabardieri di Badolato, un paese che, ricordiamolo, ha da sempre avuto culti religiosi e filosofici, non soltanto con la presenza di importanti ed affollati conventi e monasteri (con facoltà di teologia) ma anche con contaminazioni e influssi laici molto forti fin dalla più lontana antichità, già dai tempi di re Italo e dai tempi omerici, risalenti cioè fino a 3500 anni fa! E poi non dobbiamo dimenticare che qui siamo in piena Magna Grecia, dove la bisessualità simbolica ha sempre avuto un ruolo tra il mistico e il rituale. E gli alabardieri possono essere elemento di purezza ma anche di purificazione, rappresentando angeli ed arcangeli (i quali vengono spesso raffigurati con armi per difendere gli esseri umani dall’attacco del maligno, ma con il volto tipico dell’innocenza infantile e dei fanciulli). Il cristianesimo ha quasi sempre cercato di fondere o conciliare figure e concetti provenienti da culture e religioni precedenti, specialmente dall’ellenismo, di cui Badolato ha ancora grandi e significative tracce nella sua lingua e in alcuni suoi valori fondanti come comunità.

Qualche parola sulle altre peculiarità…

mostrabambinogesù gardone rivienaR – Dobbiamo dire che sono stati veramente bravi coloro i quali hanno, nei secoli precedenti, sceneggiato e voluto le manifestazioni popolari della settimana santa badolatese così come è ancora oggi, poiché l’hanno resa assai ricca ed originale nelle sue rappresentazioni, inserendo, nei riti religiosi canonici e comuni a tutta la cristianità, elementi propri ed originali che rendono gli eventi pasquali di Badolato unici nel loro genere. Come la corsa dello stendardo che insegue il tamburo il quale, se raggiunto, può essere distrutto ed issato come un trofeo (è accaduto, ad esempio, nella Pasqua del 2010 dopo ben 40 anni). Così come il ballo degli stendardi sui denti di giovani baldanzosi ed intraprendenti che si sfidano in una gara di resistenza ed abilità. Probabilmente e più anticamente queste due varianti (che potremmo definire “laiche” e “ludiche” all’interno di una manifestazione religiosa) saranno stati veri e propri tornei o palii tra le diverse congreghe o i diversi rioni di Badolato. Bene farebbero i badolatesi a dare a queste azioni assolutamente spettacolari ed avvincenti proprio l’aspetto ludico ed agonistico, estrapolandoli dalla settimana santa come veri e propri palii o tornei cittadini, che tanti turisti potrebbero attrarre se ripetuti adeguatamente in estate, magari a piazza Castello o attorno ad essa nel borgo antico … ma anche e persino sul lungomare della Marina!

Siccome lei ha sempre uno stile sociale propositivo, cosa vorrebbe proporre a riguardo…

Domenico Lanciano - Giornalista
Dott. Domenico Lanciano

Ovviamente, ogni volta che ne ho l’occasione insisto sempre sull’esigenza di realizzare “musei” territoriali che descrivano, per le nuove generazioni e per i turisti, le meraviglie dei nostri paesi. E, siccome siamo su www.costajonicaweb.it, vorrei esortare calabresi e siciliani, lucani e pugliesi jonici a creare “musei” territoriali dei riti religiosi, come immagine dell’anima e delle assai ricche tradizioni popolari delle nostre zone. Ad esempio, per Badolato, oltre ai tornei cui ho fatto riferimento poco fa, insisto nell’esortare i miei concittadini a realizzare nella vasta navata della chiesa di San Domenico un “Museo del Bambinello” dal momento che Badolato è uno dei pochi paesi in cui a Capodanno la statuina di Gesù Bambino viene portata processionalmente casa per casa come benedizione e per attrarre i migliori auspici sulle famiglie. Tale Museo potrebbe collaborare con il “Museo del Divino Infante” di Gardone Riviera (BS) con cui mi sono già messo in contatto e la cui fondatrice, signora Hiky Mayr, si è detta disponibile ad un gemellaggio museale con l’auspicabile “Museo del Bambinello” di Badolato.

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